Il periodo di emergenza che stiamo vivendo con la quarantena imposta dal Coronavirus non è di certo facile da gestire. Purtroppo non esiste un metodo uguale per tutti per resistere psicologicamente all’isolamento. A tal proposito la dottoressa Mariangela Faraglia, psicologa e psicoterapeuta, di Villa delle Ginestre ha rilasciato un’interessante intervista per giustizianews24 dove spiega come vivere questi giorni di costrizione e come convivere con la paura.
Dottoressa Faraglia, esiste nel mondo della psicologia uno studio dedicato a questo tipo di condizione?
«Esiste la psicologia dell’emergenza, legata per esempio alle calamità naturali, alle catastrofi, alle situazioni che attivano meccanismi psicologici nuovi. Un’etichetta a prescindere in questo caso non può essere messa, ma può risultare utile quel tipo di esperienza su persone che hanno vissuto altri tipi di emergenza».
Pensiamo alle persone che hanno già una patologia e sono seguite magari da uno psicologo. Quali danni possono subire dal vivere in quarantena?
«In verità ogni caso, ogni situazione è diversa. Ci sono persone che proprio durante la quarantena, sono migliorate. Sembra strano, ma la spiegazione è semplice: c’è chi riesce a valorizzare l’isolamento, l’imposizione a stare in casa. O ancora ci sono bambini autistici ad alto funzionamento che proprio in questi giorni stanno meglio perché ritrovano una sorta di quiete perché abituati alla loro quiete e dunque non solo non subiscono alcuno scossone ma addirittura da questa condizione familiare nuova stanno traendo benefici. Me lo hanno confermato anche alcune mamme»
Non per tutti è così, immagino
«No, alcuni si aggrappano ancor di più alla loro sintomatologia, alle loro fobie; altri non riescono a comprendere e ad accettare la quarantena, qualcuno ad esempio non vuole essere seguito in videoconferenza, come prevedono le misure anti-contagio, e pretende un appuntamento allo studio. Tra quelle che mostrano più malessere ci sono quelle che hanno difficoltà ad entrare in contatto con loro stessi. Io ad alcuni pazienti ho dato proprio questo ‘esercizio’ da portare a termine durante la quarantena: isolarsi per almeno dieci minuti e fare i conti con i propri fantasmi interiori. Alcuni ci riescono, per altri è tremendamente difficile e non riescono a farlo. Ecco, forse tra chi ha una patologia chi soffre di più è proprio chi non riesce a mettersi in contatto con il proprio io, a lasciarsi andare all’introspezione».
E per le persone senza patologie?
«C’è una premessa importante da fare. Noi non siamo solo psiche ma anche neurotrasmettitori: la parte organica è importante per far funzionare la psiche. E allora cosa consiglio ad un adulto è semplice: non farsi bombardare dalle informazioni, dagli allarmi. Guardare il tg, ma non restare incollati alla tv subendo le notizie, cercare di staccare ad un certo punto. Poi c’è un suggerimento preciso: diventare genitori di se stessi. Tranquillizzarsi come i genitori tranquillizzano i figli, ripeterci come un mantra lo slogan di questi giorni “Andrà tutto bene”. Sembra scontato, ma questo comportamento in realtà attiva serotonina e dopamina, neurotrasmettitori decisivi. E se ci sono bambini in casa, approfittare della loro presenza per farci trasportare nel loro mondo fantastico e staccare».
A proposito di bambini, come aiutarli a superare questo periodo?
«Rassicurarli, dire che presto riaprirà la scuola, che potranno andare al parco e rivedere i loro amichetti. Fare i genitori, basta questo. E non delegare il loro tempo libero a tablet e smatphone ma approfittare del tempo a disposizione per valorizzare i momenti con loro. Questo vale per entrambi i genitori».
Proprio le coppie potrebbero subire scossoni da questa quarantena, vista la convivenza 24 ore su 24…
«La quarantena tira fuori il ‘marcio’ solo quando il marcio c’è. Amplifica problemi se questi già ci sono, se già manca l’equilibrio. Quando una coppia è salda ed equilibrata deve occuparsi di smorzare le tensioni, di non trasformare l’altra persona in una valvola di sfogo, di non amplificare i conflitti e può approfittare di questi giorni per comunicare di più. La famiglia funziona anche in quarantena, se ha basi salde. A livello pratico, bastano collaborazione, comprensione e rispetto, anche nel dividersi i compiti quotidiani e la gestione dei bambini. L’esercizio da fare è solo uno: tesaurizzare anche in questo caso il tempo che abbiamo a disposizione».
Lei crede che dopo questo periodo i rapporti sociali cambieranno? Avremo più timori, fobie, sospetti?
«Non credo. Ogni reazione a questa sfida che stiamo affrontando sarà coerente con quello che siamo. Chi è già fobico forse amplificherà le proprie fobie, chi ha un disagio latente lo tirerà fuori, qualcuno si toglierà la maschera che indossava, ma chi ha un equilibrio lo conserverà e quando vinceremo questa battaglia non cambierà. Anzi, questa è una prova del nove su chi siamo».
Un ultimo consiglio a chi vive giorni la quarantena con insofferenza?
«Andare piano per uscire in fretta da questa situazione. Sembra una contraddizione, non lo è. Se manterremo la calma, la supereremo prima. Se diventeremo genitori di noi stessi, arriveremo alla fine con serenità».